Costituzioni di Clarendon: Enrico II emanò una serie di leggi note come Costituzioni di Clarendon nel 1164. Queste leggi cercavano di limitare il potere e i privilegi della Chiesa in Inghilterra, in particolare rispetto alla nomina dei vescovi e alla giurisdizione sul clero accusato di crimini. Becket, in qualità di arcivescovo di Canterbury, si oppose alle Costituzioni ritenendole una violazione dell'autonomia della Chiesa.
Immunità ecclesiastica: Enrico II voleva affermare il suo controllo sul clero e portarlo sotto la giurisdizione delle corti reali. Becket, d'altra parte, credeva che il clero dovesse essere soggetto solo ai tribunali ecclesiastici, sostenendo il diritto della Chiesa di governare i propri affari.
Nomina dei vescovi: Enrico II voleva avere voce in capitolo nella nomina dei vescovi, assicurandosi che gli fossero leali e sostenessero le sue politiche. Becket insisteva sul fatto che la selezione dei vescovi dovesse basarsi esclusivamente sul merito religioso, senza interferenze reali.
Conflitto di giurisdizione: Il conflitto si intensificò quando un impiegato di nome Philip de Brois fu accusato di un crimine e fu rivendicato sia dalle corti reali che da quella ecclesiastica. Becket rifiutò di consegnare l'impiegato alle corti reali, sostenendo che ciò violava la giurisdizione della Chiesa.
Il disaccordo tra Enrico II e Becket simboleggiava una lotta più ampia tra la monarchia e la Chiesa per il controllo e l'autorità. Il conflitto culminò con l'assassinio di Thomas Becket nella cattedrale di Canterbury nel 1170 da parte dei cavalieri fedeli a Enrico II. L'omicidio di Becket provocò una reazione significativa e alla fine portò Enrico II a fare concessioni e a riaffermare i privilegi e l'indipendenza della Chiesa.