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Come risponde Achebe all'argomentazione secondo cui il narratore non riflette gli atteggiamenti?

Chinua Achebe, nel suo saggio "Lo scrittore africano e la lingua inglese", affronta l'argomento secondo cui il narratore nel suo romanzo "Le cose cadono a pezzi" non riflette gli atteggiamenti del popolo Igbo. Achebe sostiene che la prospettiva del narratore è un prodotto del contesto coloniale in cui il romanzo è stato scritto e che riflette i modi complessi e spesso contraddittori in cui la cultura Igbo veniva percepita e compresa sia dai colonizzatori che dai colonizzati.

Achebe inizia riconoscendo che il narratore di "Things Fall Apart" non è un osservatore neutrale. È un prodotto del suo tempo e delle sue esperienze, e la sua prospettiva è modellata dalle ideologie dominanti dell'era coloniale. Tuttavia, Achebe sostiene che ciò non significa che la prospettiva del narratore non sia valida o che non rifletta gli atteggiamenti del popolo Igbo.

Achebe sottolinea che il narratore non è l'unica voce nel romanzo. È uno dei tanti personaggi che esprimono prospettive diverse sulla cultura e la società Igbo. Achebe nota anche che la prospettiva del narratore viene costantemente messa alla prova e interrogata da altri personaggi, e che alla fine il lettore è lasciato a decidere da solo cosa credere.

Achebe conclude sostenendo che la prospettiva del narratore è uno strumento prezioso per comprendere i modi complessi e spesso contraddittori in cui la cultura Igbo veniva percepita e compresa durante l'era coloniale. Sostiene che la prospettiva del narratore non è un riflesso dei suoi pregiudizi personali, ma piuttosto un riflesso del contesto sociale e storico più ampio in cui è stato scritto il romanzo.

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