Il conflitto nasce dall'incapacità del narratore di venire a patti con la definitività della morte e il suo desiderio per il suo amore perduto. È alle prese con le domande esistenziali sull'aldilà e sulla natura dell'anima umana. Man mano che la poesia procede, il dolore del narratore si intensifica, portandolo alla sua crescente follia e ad un crescente senso di disperazione.
Il tragico conflitto si intensifica quando il narratore inizia a vedere il corvo come un simbolo della propria angoscia e del destino imminente. L'incessante ripetizione di "Nevermore" diventa un'eco crudele delle sue lotte interiori e frantuma ogni speranza di consolazione o redenzione. Il culmine della poesia viene raggiunto quando il narratore affronta la realtà che potrebbe non riunirsi mai a Lenore, provocando un profondo senso di perdita e disperazione.
In definitiva, il tragico conflitto ne "Il Corvo" risiede nel futile tentativo del narratore di trascendere i confini della mortalità e superare la devastazione emotiva causata dalla perdita della persona amata. Il suo viaggio verso la comprensione dei misteri della vita e della morte lo porta lungo un percorso di disperazione, dove rimane intrappolato in un ciclo di dolore e ricordi inquietanti.