2. Versatilità: La versatilità del pianoforte lo rendeva adatto sia per l'esecuzione solista che per quella d'insieme. I pianisti potevano accompagnare se stessi o altri musicisti e lo strumento poteva essere utilizzato per suonare un'ampia gamma di stili musicali, dal ragtime al blues fino al primo jazz.
3. Improvvisazione: Il primo jazz era fortemente influenzato dall’improvvisazione e il pianoforte forniva una piattaforma ideale per l’espressione musicale spontanea. I pianisti potevano utilizzare l'ampia gamma di note e chiavi dello strumento per creare assoli e accompagnamenti improvvisati, che divennero una caratteristica distintiva del jazz.
4. Innovazioni tecniche: La fine del XIX e l'inizio del XX secolo videro lo sviluppo di nuove tecniche e innovazioni pianistiche, come l'uso del pedale di sostegno e l'esplorazione di armonie e ritmi diversi. Pianisti pionieristici come Jelly Roll Morton, James P. Johnson e Fats Waller hanno utilizzato queste innovazioni per ampliare i confini del pianoforte jazz e influenzare lo sviluppo del genere.
5. Collaborazione: Il pianoforte veniva spesso utilizzato come strumento centrale nei primi gruppi e ensemble jazz. I pianisti hanno collaborato con altri musicisti, come trombettisti, clarinettisti e batteristi, per creare un suono coeso e dinamico. Questo aspetto collaborativo del pianoforte jazz ha contribuito a plasmare la natura collettiva e improvvisativa del genere.
6. Influenza su altri strumenti: Le innovazioni e le tecniche sviluppate per il pianoforte jazz hanno avuto un impatto significativo su altri strumenti del jazz, nonché sulla musica in generale. Pianisti come Art Tatum, Bud Powell e Thelonious Monk ampliarono le possibilità armoniche e melodiche dell'improvvisazione jazz, influenzando non solo altri pianisti ma anche sassofonisti, trombettisti e altri musicisti che adottarono e adattarono le loro idee.